di Massimo Asta
I permessi e le attività sui fondali marini trapanesi. Febbre dell’oro nero? A giudicare dalle reazioni della popolazione e degli enti locali alle attività di Shell e Northern petroleum al largo del litorale trapanese, non pare proprio. Le due compagnie hanno ricevuto, infatti, dal ministero allo sviluppo economico soltanto per le coste trapanesi ben 5 permessi di ricerca per la estrazione di petrolio su un’area di quasi ?xml:namespace>440 ettari che da Marettimo si estende verso Ovest/Nord-Ovest, e da qui verso Favignana. Un altro permesso interessa le acque al largo di Pantelleria (657,19 Kmq) e ne è beneficiaria l’Audax Energy. A questi si è aggiunta poi la San Leon Energy titolare in Sicilia di tre permessi interessanti un’area grande 150 ettari e i cui sondaggi finirebbero, fra l’altro, per lambire una parte dei fondali marini distante poco più di un chilometro dalle coste della città di Marsala. Il tutto quindi in prossimità dell’area marina delle isole Egadi, la più grande del Mediterraneo e a poche centinaia di metri dalla riserva naturale delle isole dello Stagnone. Ma come è stato possibile?