Pubblicato su L'isola il 19 febbraio 2010
di Francesca Cassarà
I lavoratori delle società Multimedia Planet e B2B Integrated Services (gruppo Phonemedia di Trapani) esasperati dal mancato erogamento dello stipendio per più di quattro mesi, dal 13 gennaio hanno occupato i locali di lavoro della società «Multimedia Planet» a Palazzo Venuti. Sono a rischio 920 posti di lavoro nel capoluogo di provincia.
Abbiamo parlato con uno degli occupanti, Giovanni Genna, che ci ha raccontato la sua storia. È stato assunto come operatore call center nel 2007 con un contratto co.co.pro. (a progetto), mentre nel 2008 in seguito a un corso a Monza ha stipulato un contratto a termine per un anno e mezzo. «Ma le speranze di un posto di lavoro sicuro sono cadute nel momento in cui il gruppo Phonemedia, di cui fa parte anche il Call center trapanese, viene ceduto con tutti i suoi debiti (sarebbero una voragine da 250 milioni di euro secondo indiscrezioni) dal suo amministratore delegato Fabrizio Cazzago, (che si è poi spostato la residenza in Svizzera), e viene acquisito da un’altra società. Si tratta dell’Omega, i cui amministratori si portano sulle spalle già molti fallimenti, fra cui quello dell’Agile ex Eutelia. Da allora gli stipendi vengono erogati in due trance e in ritardo, fino a settembre, quando abbiamo percepito l’ultimo stipendio e dunque gli ultimi contanti per 920 lavoratori». Non a caso Giovanni cita il precedente dell’Agile ex Eutelia: le due aziende “fantasma” che hanno acquisito aziende “agonizzanti”, hanno in comune uno degli amministratori delegati, Sebastiano Liori. L’anno scorso, a 4 mesi dall’acquisizione di Eutelia, il nuovo proprietario ha mandato le lettere di licenziamento a 1.192 occupati sui 1.880 totali, con una condotta giudicata antisindacale dal Tribunale del lavoro. Il sospetto dei lavoratori e dei sindacati è che le acquisizioni di Agile e Phonemedia non nascano da progetti imprenditoriali seri, ma servano a salvare i vecchi proprietari - Eutelia e Cazzago - dai rischi connessi a un eventuale fallimento. Cazzago e co. avrebbero dunque agito come veri rider, cioè imprenditori che si sono gettati nel “business” in tempi più floridi, sfruttando i finanziamenti pubblici e mettendo su call center per guadagnare in tempi brevi e a scopi speculativi. Non hanno puntato sulla qualità, e al momento della contrazione del mercato hanno riempito le aziende di debiti, dileguandosi, non prima di aver rastrellato tutto il denaro possibile ed essersi lasciati dietro le spalle migliaia di posti di lavoro in dissoluzione. La Phonemedia da sola conta circa 7000 dipendenti in bilico in tutta Italia. Giovanni Genna testimonia l’ipocrisia dei vertici aziendali, che non hanno mai ammesso la crisi dell’azienda, né i piani per i licenziamenti, ma continuavano a spronare i lavoratori a produrre, in modo da salvaguardare le grandi commesse su cui lavoravano (Tim, Sky, H3G, Ricerche di mercato, Telecom). Per mesi i lavoratori hanno lavorato senza percepire l’adeguata retribuzione, fino a quando, ci racconta Giovanni: “il 13, un martedì di gennaio, grazie alla forza e al coraggio di due mie colleghe, si decise di iniziare il periodo di occupazione, che sta durando tutt’ora.” Sono 85 i lavoratori che occupano a turno da più di un mese la sede dell’azienda, e vivono solo di ciò che amici, parenti e alcuni commercianti solidali mettono a disposizione per aiutarli. Dormono sulle brandine fornite dalla Croce Rossa e Croce Bianca di Trapani; senza stipendi e quasi sempre con famiglie a carico, ogni giorno devono inventarsi qualcosa per finanziare la mobilitazione. Intanto, i sindacati hanno presentato istanza d’insolvenza al tribunale di Novara nei confronti di Omega, per recuperare le mensilità arretrate, e hanno presentato una richiesta di commissariamento. Sul fronte istituzionale si continua, d’altro canto, a lavorare per tentare di sbloccare la vertenza. Il Governo ha accolto la richiesta della Cgil di un tavolo sulle commesse pubbliche per l’Agile, ex Eutelia, e in generale sul settore del call center. Sarà un tavolo istituzionale con enti locali, regioni, imprese, ministero del Welfare e dello Sviluppo economico. Scopo del tavolo istituzionale è arrivare a definire una strategia di settore, sulle commesse pubbliche e sugli ammortizzatori sociali. Infatti per i dipendenti dei call center non esiste la cassa integrazione, perché è un settore di tipo commerciale e non industriale. Il governo si è impegnato, su richiesta dei sindacati, a concedere la cassa integrazione in deroga, a rotazione, laddove richiesta, coinvolgendo le Regioni. Emilio Miceli, segretario generale di Slc-Cgil afferma inoltre che sarà richiesta «una proroga degli sgravi contribuitivi» adesso in scadenza. Nel 2006 la «circolare Damiano» aveva stabilito anche per le Telecomunicazioni, e anche per i call center, il divieto dei contratti a progetto. Lo Stato ha introdotto incentivi, sgravi contributivi per le aziende che trasformavano queste posizioni in contratti a tempo indeterminato. Sgravi pieni al Sud. Si spiega così perché sono sorti tanti call center nel Mezzogiorno. Ma adesso gli incentivi sono in scadenza. Che succederà, se non saranno prorogati, a Catanzaro, Bari, Cagliari, Palermo? Con una proroga degli incentivi invece, dice ancora Miceli, «i riders finirebbero espulsi dal mercato, le aziende virtuose avrebbero interesse a farsi carico dei “cocci” lasciati da questi ultimi, altri lavoratori senza futuro potrebbero, per la prima volta, ambire ad un contratto serio. A un lavoro vero».
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