Noi liberi d'informare. Voi liberi di scegliere.

25 marzo 2010

Partito del sud, Miccichè alla ricerca del ministero perduto


Pubblicato su L'isola il 19 marzo 2010
di Massimo Asta

“Berlusconi non si tocca! Questo pretendo che emerga con assoluta chiarezza nel serrato confronto politico, che si è aperto attorno alPartito del sud e che rischia di aprire alcune crepe nel muro di una verità, politica e personale, che per quanto mi riguarda è incontrovertibile, non ammette interpretazioni diverse, tanto meno distorte. Berlusconi non si tocca!

Intanto perchè il mio rapporto trentennale con lui è una di quelle cose che mai nessuno potrà mettere in discussione, è una delle pochissime certezze a cui poter fare riferimento, in questa schizzofrenica altalena di posizioni, umori e modi di agire, che è oggi la politica italiana.” Queste le parole con cui Gianfranco Miccichè leader e anima del PDL Sicilia fino a ieri, e interlocutore principale di Lombardo per la costruzione del Partito del Sud oggi, ha commentato
sul suo blog questa nuova fase della politica siciliana. Un nuovo partito sì, ma nessuno pensi ad un distacco di Miccichè dal presidente del consiglio, ad un divorzio da Forza Italia; un partito che sappia piuttosto aumentare il peso contrattuale del Sud, della Sicilia in primis, ma nessuno pensi ad un partito del sud in qualche modo organico ad alleanze con il PD, che di centro sinistra vuole avere ben poco, se non nulla. E questo perché per Miccichè la leadership di Berlusconi rimane “incontrastata e lontana anni luce dal crepuscolo”, nonostante, qualche riga più sotto si riservi di definire il PDL, di cui sempre Berlusconi è leader e fondatore, “un partito inesistente”. E allora?

Il problema è che a questo punto ad essere schizofrenica pare davvero la politica di Miccichè. Come conciliare queste dichiarazioni con il governo Lombardo ter, sostenuto all’Ars - sulle riforme ci tengono a specificare i democratici -, e in giunta tramite i due assessori “tecnici” dal PD? E come sostenere questa impostazione quando sembra piuttosto agevole osservare come le diatribe interne al blocco di centro destra non sono altro che una resa dei conti tra i notabilati siciliani in vista del dopo Berlusconi?

A confermare tale lettura, seppure parzialmente, è lo stesso On. Livio Marrocco, finiano di stretta osservanza, che coerentemente alle sue posizioni di partito e di corrente ha affermato: “Io non posso che ripetere le dichiarazione che sono stare fatte dagli altri finiani, da Scalia, come da Briguglio. Noi non siamo interessati a questo progetto. Il PDL Sicilia nasceva come una articolazione tecnica, come risposta ad un malessere nazionale dovuto all’organizzazione del Popolo delle libertà. Il Partito del Sud è altra cosa, è una proposta di Lombardo sulla quale mi pare ci sia il benestare di Miccichè.” E poi aggiunge: “Noi vogliamo soltanto stimolare il PDL, una sua riorganizzazione, il malessere di cui parlo è frutto di quello che si vive a Roma, è sotto gli occhi di tutti. I recenti sviluppi sono anche in parte, ma non solo, ritengo, un effetto delle strategie in vista del dopo Berlusconi. Io capisco il progetto di Miccichè, è quello di fare una sorta di Lega del Sud, una sorta di anti Lega Nord, ma è un soggetto diverso dal PDL: strada legittima, ma nella quale noi non ci saremo. Noi desideriamo batterci all’interno del PDL, non fuori da esso, per garantire maggiori spazi di discussione democratica, che attualmente mancano.”

A complicare ulteriormente il quadro politico è naturalmente il PD, diviso sin dal congresso, proteso tra un coinvolgimento della volontà del popolo delle primarie, e l’impossibilità sostanziale di tenervi fede, spinto com’è da una parte dal lavoro infaticabile di Lumia e di Cracolici di avvicinamento a Lombardo, e dall’altra frenato dalla segreteria di Lupo, a sua volta indebolita e divisa tra chi come Rita Borsellino continua a portare avanti la sua battaglia per un alternativa politica in Sicilia senza il cuffarismo, ma anche senza il lombardismo, e chi tra i suoi vecchi compagni di viaggio ex margheritini si è prontamente scatenato alla caccia di poltrone e prebende di vario genere alla prima occasione di apertura da parte del presidente della regione. Sul Partito del Sud l’On. Camillo Oddo – che allo scorso congresso sosteneva Lumia - si è mostrato alquanto dubitativo: “Quale partito? Da quanto ho avuto modo di leggere i suoi stessi presunti fondatori devono prima chiarirsi le idee. Comprendo che la politica è ormai un evento mediatico, che si possa fondare un partito dalle pagine di un giornale o su un predellino di un’auto. Sarò sicuramente un nostalgico ma credo che una forza politica debba emergere da un progetto, da un’idea forte e soprattutto dal basso. Ben venga comunque il Partito del Sud – aggiunge il deputato del PD - se punta a destabilizzare l’attuale sistema di potere e non mi preoccupo se qualche pezzo del passato s’inserisce in un progetto per il futuro. Ma ritengo che ogni formula politica debba essere messa alla prova dei fatti. Quale sarà il programma di questo partito? Quale idea avrà del sistema delle alleanze? Chi saranno i suoi interlocutori? Il presidente Lombardo ed il sottosegretario Miccichè riusciranno a superare le logiche politiche che finora sono state da garanzie per le rispettive carriere politiche?”. Ancora più circospetto, è sempre Oddo quando si tratta di parlare delle possibili ricadute delle grandi manovre siciliane sulla stabilità dell’impalcatura berlusconiana: “A volte l’impressione è davvero di trovarsi in un regime e di conseguenza che sia necessario attendere che cada il satrapo per avere un nuovo sistema, ma mi ostino a pensare di vivere in una democrazia, sicuramente sbilenca e senza regole ma pur sempre una democrazia. In un sistema democratico non bisogna avere paura della nascita di nuove formazioni politiche se si ispirano ai principi della libertà e del rispetto della Costituzione. Il satrapo è al suo posto e ci resterà fin quando lo vorranno gli italiani. Berlusconi ha vinto le elezioni ed il centrosinistra deve provare a vincere sul campo. C’è chi attende la congiura di Palazzo. C’è chi pensa ad una sua dipartita politica. Per quanto mi riguarda ritengo che ci siano ragioni e condizioni oggettive per mandarlo a casa con un voto democratico. Il PD sta lavorando a questo progetto”. Il rischio è infatti che caduto Berlusconi il centro sinistra si trovi ad affrontare un fronte avversario ancora più forte, perché dotato insieme alla Lega Nord, di un altro partito di centro destra a base territoriale, ma comunque capace di intercettare il consenso in tutte le direzioni.

Su una cosa Miccichè ad ogni modo sembra avere le idee chiare: far ottenere alla nuova forza politica del Sud un ministero, o forse più precisamente diventare lui stesso ministro, se per risollevare le sorti della Sicilia - come asserisce Miccichè - sarebbe necessario “diventare anche noi soggetto politico qualificato, che segga in CDM e ne indirizzi l’azione appannaggio del Sud”.

Nessun commento:

Posta un commento