di Massimo Asta
e alla ricerca di un tratto identitario fin’ora assente - in sostanza un partito del tipo molto simile a quello socialdemocratico - in Sicilia il quadro diventa, stereotipi del caso rispettati, quanto mai singolare, e in parte incomprensibile. Qui il più votato, grazie anche alla spaccatura registratasi sul fronte Bersani, è stato Giuseppe Lupo. Su un totale di oltre 66.000 tesserati, Lupo ha ottenuto, infatti, 19.438 voti pari al 44,36 per cento del totale. Secondo si è piazzato Mattarella con 12.474 preferenze (28,47 per cento), mentre Lumia è terzo a poca distanza con 11.390 (25,99). Solo apparentemente, però, la divisione dello stesso fronte – quello di Bersani - tra le candidature di Lumia e di Mattarella favorirebbero l’ascesa di Lupo. Intanto, perché non tutti i sostenitori di Lumia hanno votato Bersani, esemplare è il caso di Rosario Crocetta che ha sostenuto Lumia e votato nazionalmente per Franceschini, ma si potrebbero citare altri esempi. Poi, perché se nessun dei candidati alla segreteria dovesse raggiungere col voto delle primarie il 50 per cento più uno dei membri dell’assemblea regionale (quella dei 180 che si eleggerà il 25 ottobre con le liste collegate ai candidati a segretario), quest’ultima risulterà decisiva, e si dovrà scegliere in ballottaggio tra i due più votati. Questa seconda eventualità appare quella più probabile. Se così dovesse essere il dato di Lupo verrebbe notevolmente ridimensionato, dato che l’enorme risultato di Messina (oltre 8000 voti, quasi la metà del totale) verrebbe a sgonfiarsi in ragione del fatto che ogni provincia elegge un numero prestabilito – in proporzione alla popolazione – dei membri che compongono la suddetta assemblea. Allora gli accordi tra correnti, e non solo saranno decisivi per l’elezione del segretario. I giochi sono, quindi, ancora aperti.
Il PD, Lupo e l’Opus Dei. Un meccanismo tanto complicato quanto foriero di imprevisti e capace di rimescolare le carte all’ultimo momento. Ma le stranezze non finiscono qui. Non solo sorprende l’appoggio di Rita Borsellino a Giuseppe Lupo, la cui storia personale l’avrebbe naturalmente vista a fianco di un candidato come Beppe Lumia (ma c’era forse il pegno da pagare per il sostegno ricevute alle europee), non solo i delegati eletti al nazionale dalla lista Lumia rischiano di non essere accettati dalla segreteria Franceschini perché non collegati a nessuna mozione nazionale, ma quello che sembra ancora più di difficile comprensione per i profani delle arti machiavelliche marchio democrats è come la direzione di un partito in una regione importante come la Sicilia possa essere affidata ad un membro dell’Opus Dei. Sì, proprio Giuseppe Lupo, deputato regionale, uomo di Sergio D’Antoni, che con lui si imbarcò nel fallito progetto che pochi ricorderanno di Democrazia Europea, unico siciliano a far parte della segreteria nazionale diretta da Franceschini, nonché già segretario generale della CISL di Palermo, è infatti, anche numerario dell’Opera fondata nel 1928 da Josemaria Escrivá de Balaguer. Ora se ci insegnano da più parti che ormai le ideologie sono cadute, ma verrebbe da dire che con esse sono andati presi anche i valori che le sostenevano, in politica oggi più che mai si rivelano importanti i profili personali di coloro che ci rappresentano, le loro biografie, i loro trascorsi professionali. Cilicio e altre pene corporali a parte, che costituiscono soltanto alcuni degli aspetti più controversi della disciplina posta come modello dall’organizzazione in questione, il nodo più rilevante sembra un’altro. Come possa un segretario di un partito, che deve rispondere del suo operato agli organismo dirigenti, e in questo caso al popolo delle primarie, allo stesso tempo rispondere, a quanto è dato di sapere – bisogna tener conto che fino agli anni ottanta lo statuto dell’Opus Dei prevedeva perfino l’obbligo per i membri di tenere segreta la propria appartenenza, tanto che il noto cattolico progressista Dossetti l’equiparò nel 1984 senza mezzi termini alla massoneria –, alle gerarchie dell’Opus Dei a cui è tenuto a sottostare? Il “Binetti siciliano”, sarà sicuramente una larga fonte di voti per il neonato PD siciliano, ma la sua candidatura lascia aperta una serie di interrogativi.
Alleanze e tentazioni milazziste. Le posizioni delle rispettivi aree interne al PD si erano evidenziate nel corso della crisi di questa estate del governo Lombardo. Fu in quell’occasione che Giuseppe Lupo forse già proiettato verso la corsa alla segreteria regionale aveva dimostrato più di una disponibilità a dialogare con Lombardo, ma per la verità neanche Lumia non si è dimostrato immune da tale tentazione. Il caso di Termini Imerese dove la giunta vincente è costituita da un’alleanza tra un pezzo dell’UDC, la corrente di Gianfranco Miccichè, e il PD ne è l’emblema. Oltre all’MPA è l’UDC il vero nodo da sciogliere. Lumia ha più volte ribadito che con l’UDC di Cuffaro non c’è alcuna possibilità di intesa, ma allora con quale UDC? Quello di Casini? Per ora non è dato modo di vedere come tale sdoppiamento di personalità (o meglio di partito) in Sicilia sia possibile. Ed, infatti, era stato proprio Lumia il fautore di un PD siciliano, federato con quello nazionale e in grado di scardinare gli schemi delle alleanze nazionali. Dall’altro lato Bernardo Mattarella sembra più propenso alla ricostituzione di uno schieramento di forze simile al vecchio Ulivo. Ma si tratta solo di tendenze perché nei fatti tutto il gruppo del PD all’ARS si è dimostrato disponibile a salvare con i propri voti Lombardo in diverse occasioni.
Replica dell'Opus Dei Sicilia
Gentile direttore,
Sono certo che comprenderà la necessità di questo chiarimento e, mentre mi dichiaro a disposizione per qualsiasi altra spiegazione, auguro a Lei e al giornale da Lei diretto le migliori fortune: inutile dire quanto ci sia bisogno – anche nella nostra Sicilia – di una stampa libera e bene informata.
Dott. ALDO CAPUCCI
Responsabile dell’Ufficio Informazioni
dell’Opus Dei in Sicilia
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