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22 marzo 2010

Ombre lunghe su Ruggirello


Pubblicato su L’isola il 5 marzo 2010

di Giuseppe Pipitone

L’attuale scenario politico annovera tra le sue fila una “fauna politicantes” dalla variegata fedina penale: diversi pregiudicati, molti indagati, alcuni colpevoli,ed anche qualche reo confesso. Un avviso di garanzia, in questa politica sempre più vicina ai tribunali, sembra aver perso importanza mediatica. Anche quando le ipotesi di reato notificate sono istigazione alla corruzione, minaccia a pubblico ufficiale ed oltraggio ad un corpo politico amministrativo. Sarà per questo che la notifica da parte dei Carabinieri di Trapani di una notizia di garanzia per il deputato regionale dell’Mpa Paolo Ruggirello, non ha avuto, fin ora, grandi echi sulla stampa. Secondo la procura di Trapani, l’onorevole Ruggirello avrebbe fatto pressioni sul consiglio comunale di Erice per votare la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Tranchida. E’ anche vero che la mozione in questione non fu nè votata, e nemmeno discussa dal Consiglio comunale. L’indagine sarebbe poi partita dopo l’esposto del presidente del consiglio comunale di Erice Giovanna Millocca. Al di là dell’inchiesta in se, che, malgrado sia nella fase iniziale, promette un seguito intrigante, è interessante sottolineare perché la latitanza di approfondimenti sulla notizia appare inspiegabile. Se non altro per la natura dell’indagato. Paolo Ruggirello è stato eletto nel 2008 all’Ars nelle file del Movimento per l’Autonomia con ben 10.545 voti, dopo una campagna elettorale passata a braccetto con Norino Fratello, a cui era fallita la candidatura del consanguineo Salvatore dopo il veto dell’Udc. Il deputato trapanese non è un soggetto estraneo ai tribunali. Ha infatti appena concluso la suo esperienza come teste d’accusa nel processo Mafia e Appalti 2. Processo questo che vedeva alla sbarra pezzi da 90 della politica come l’ex assessore regionale al Territorio Bartolo Pellegrino, assolto per favoreggiamento a Cosa Nostra ma solo prescritto per corruzione aggravata, e presunti boss di prima grandezza come Ciccio Pace. Un ruolo curioso quello del testimone per il deputato dell’Mpa, soprattutto perché il grande accusato del processo era proprio quel Bartolo Pellegrino al quale suo padre, Giuseppe Ruggirello senior versò ingenti somme come finanziamento politico: un totale di 1 miliardo e 300 milioni d’irrintracciabile provenienza, che, come conferma Giuseppe Di Natale,ex autista di Bartolo Pellegrino, l’allora giovane Paolo portava nei comitati elettorali dell’ex vice presidente della Regione, a cadenza giornaliera(circa 3 milioni al giorno n.d.A.). Dal processo Mafia e Appalti, in cui è opportuno ribadire ancora una volta che Paolo Ruggirello non era inquisito, emergerebbe anche che nel 2001 la mafia di Paceco appoggiò due candidati di Nuova Sicilia (il movimento fondato da Pellegrino, in cui militava anche Paolo Ruggirello) al consiglio comunale di Erice. Una è tale Francesca Simonte. L’altro è proprio il nostro Paolo Ruggirello. A rivelarlo è il commissario Leonardo De Martino. Ecco perché appare quanto meno strano che Ruggirello junior sia stato solo testimone, e per di più dell’accusa, al processo Mafia e Appalti 2. Soprattutto se a questo si sommano le dichiarazioni, sempre firmate da De Martino, sulla sorella di Ruggirello, Bice, che alle regionali del 2006 chiese sostegno a Giuseppe


Giuseppe Messina, commercialista del boss Vincenzo Virga. Insomma a ben guardare le vicende della famiglia, la carriera dei Ruggirello sembra più ricca di ombre che di luci. Ombre che sembrano infittirsi se si scava nel passato. Il padre di Paolo e Bice, quel Giuseppe Ruggirello “portafogli occulto” del Pellegrino versione socialista, creatore della Banca Industriale e proprietario negli anni ’90 dell’emittente Video Sicilia, si arricchì in maniera tanto repentina, da meritare un’interrogazione parlamentare in merito nel 1972. Il mitico Pippo Fava, già nel 1983, scriveva che «Uno dei primi istituti di credito passati al setaccio delle Fiamme Gialle è stato la Banca Industriale di Trapani, con sedici sportelli disseminati in tre province. Presidente del consiglio di amministrazione è Giuseppe Ruggirello, arricchitosi con alcune fortunate speculazioni edilizie e raggiunto recentemente da un mandato di cattura per fatti che si riferiscono al "sacco del Belice".A dare ossigeno alla banca, è arrivata la famiglia Cassina (una delle più ricche famiglie palermitane, amici degli Spatola e grandi elettori democristiani legati alla lobby Ruffini-Lima-Ciancimino) che ha piazzato Giulio e Duilio Cassina in consiglio di amministrazione». Inoltre, «il 20 gennaio 1980 è nata a Guarrato, la Cassa Rurale ed Artigiana San Paolo» che «in due anni è riuscita a moltiplicare i propri depositi del 483%, passando dai 444 ai 2.145 milioni». Che si tratti di una emanazione della prima lo dimostrerebbe il fatto che fra i soci «c'è una parente stretta (figlia) di Giuseppe Ruggirello, Bice, componente anche del consiglio di amministrazione della Banca Industriale»” Già allora quindi i Ruggirello meritavano attenzione. Enzo Guidotto, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia ricorda che “nel 1997 il nome dell’ormai defunto Giuseppe Ruggirello, oggi onorato con una serie di fondazioni e memoriali dai figli - come se si trattasse di un benemerito della Repubblica - saltò fuori addirittura in un’inchiesta riguardante Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana”. Verrebbe da ricordare quel vecchio proverbio biblico, dove si sentenzia che “le colpe dei padri ricadranno sui figli”. Se detto proverbio dovesse avverarsi anche solo per metà, Paolo Ruggirello può anche ritenersi fortunato di pagare le possibili colpe, imputate dagli storici al padre, soltanto con un’indagine per istigazione alla corruzione, passata tra l’altro sotto silenzio. Con un po’ di fortuna - la stessa che lo ha assistito nel processo a Pellegrino - la sua fedina potrà comunque conservarsi immacolata, dato che , come detto, gli avvisi di garanzia non fanno testo, almeno fino a prova contrariaMessina, commercialista del boss Vincenzo Virga. Insomma a ben guardare le vicende della famiglia, la carriera dei Ruggirello sembra più ricca di ombre che di luci. Ombre che sembrano infittirsi se si scava nel passato. Il padre di Paolo e Bice, quel Giuseppe Ruggirello “portafogli occulto” del Pellegrino versione socialista, creatore della Banca Industriale e proprietario negli anni ’90 dell’emittente Video Sicilia, si arricchì in maniera tanto repentina, da meritare un’interrogazione parlamentare in merito nel 1972. Il mitico Pippo Fava, già nel 1983, scriveva che «Uno dei primi istituti di credito passati al setaccio delle Fiamme Gialle è stato la Banca Industriale di Trapani, con sedici sportelli disseminati in tre province. Presidente del consiglio di amministrazione è Giuseppe Ruggirello, arricchitosi con alcune fortunate speculazioni edilizie e raggiunto recentemente da un mandato di cattura per fatti che si riferiscono al "sacco del Belice".A dare ossigeno alla banca, è arrivata la famiglia Cassina (una delle più ricche famiglie palermitane, amici degli Spatola e grandi elettori democristiani legati alla lobby Ruffini-Lima-Ciancimino) che ha piazzato Giulio e Duilio Cassina in consiglio di amministrazione». Inoltre, «il 20 gennaio 1980 è nata a Guarrato, la Cassa Rurale ed Artigiana San Paolo» che «in due anni è riuscita a moltiplicare i propri depositi del 483%, passando dai 444 ai 2.145 milioni». Che si tratti di una emanazione della prima lo dimostrerebbe il fatto che fra i soci «c'è una parente stretta (figlia) di Giuseppe Ruggirello, Bice, componente anche del consiglio di amministrazione della Banca Industriale»” Già allora quindi i Ruggirello meritavano attenzione. Enzo Guidotto, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia ricorda che “nel 1997 il nome dell’ormai defunto Giuseppe Ruggirello, oggi onorato con una serie di fondazioni e memoriali dai figli - come se si trattasse di un benemerito della Repubblica - saltò fuori addirittura in un’inchiesta riguardante Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana”. Verrebbe da ricordare quel vecchio proverbio biblico, dove si sentenzia che “le colpe dei padri ricadranno sui figli”. Se detto proverbio dovesse avverarsi anche solo per metà, Paolo Ruggirello può anche ritenersi fortunato di pagare le possibili colpe, imputate dagli storici al padre, soltanto con un’indagine per istigazione alla corruzione, passata tra l’altro sotto silenzio. Con un po’ di fortuna - la stessa che lo ha assistito nel processo a Pellegrino - la sua fedina potrà comunque conservarsi immacolata, dato che , come detto, gli avvisi di garanzia non fanno testo, almeno fino a prova contraria.

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